mercoledì 24 aprile 2013

lo scrittore ad ore





Scrivere vivendo, vivere scrivendo.


Quella volta che ho spinto la macchina per tre chilometri che si era fermata per la benzina…
Quella volta che ho dato un bacio a Margherita, si chiamava così quella ragazza bellissima che veniva a prendere il pane la mattina…
Quella volta che ho detto al capo: “io me ne vado” e poi ho riso e ho buttato il camice per terra…
Quella volta che ho corso come un pazzo per raggiungere il rifugio e le bombe piovevano come grandine malvagia…
Quella volta che al mare sul moscone mio figlio mi ha detto “guarda papà che bel tuffo che faccio!”…
Quella volta che ho preso i soldi ed ho comprato l’anello, costava caro, ma le è piaciuto molto… l’avrà ancora addosso?…
Quella volta che c’era silenzio in classe, e nessuno sapeva la risposta, allora ho alzato la mano che mi tremava, e piano pianissimo, con la mia voce di ragazzino ho dato la risposta giusta…

Quella volta che bruciava la casa e abbiamo fatto in tempo a portare fuori solo le fotografie…
Quella volta che abbiamo aperto la porta della nuova casa per la prima volta…
Quella volta che siamo andati in gita al lago di Garda…
Quella volta che alle giostre guardavo la gente sulle montagne russe e pensavo “pazzi” e poi ci sono salito pure io…
Quella volta che mia figlia mi ha detto “sei nonno” ed io mi sono ricordato di quando, ragazzino, mio nonno mi raccontava le storie di paese ed io sognavo, allora mi è venuto da piangere… [...]


Quella volta che ho fatto pace con mio padre…
Quella volta che ho visto mio figlio farsi la barba…

Nella sala ricreazione dell’ospizio, Giovanni come al solito parla a sproposito da solo, seduto vicino alla finestra.

Da Quella volta di Vito Ferro

I palazzi delle Vallette, Torino bruciata, Torino brucia. Qualcuno continua a camminare, il fumo che esce dalle finestre... Non gli importa. Un cane, c'è un cane nero con lui e una ragazza con un sorriso di primavera senza nuvole. Vito accarezza le case distrutte con gli occhi. Una storia gli è entrata in testa e non riesce a liberarsene. Perché mai dobbiamo continuare a raccontare le nostre favole? Lei raccoglie un fiore giallo, tarassaco. Lo mette al posto del sole, nel cielo. Non importa se c'è stata la guerra, se il nostro paese è distrutto, se c'è solo cenere e cemento sotto di noi. La vita è qui, in questo fottuto istante perfetto. Uva annusa l'aria cercando qualche tesoro nascosto nell'erba sporca. Vito registra tutto e la sua storia cresce, giorno dopo giorno.



 

2 commenti:

  1. Grazie a te Vito per la presentazione alla Comunardi... E in bocca al lupo per i tuoi romanzi e i tuoi racconti.

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