venerdì 30 maggio 2014

La poesia di chi ha perso le parole

C'era una volta un uomo che aveva avuto un'emorragia cerebrale.
Si chiamava Oreste e io ho avuto la fortuna di conoscerlo molto bene.
Era il 1986, lui aveva 39 anni.
Ictus.

Si risvegliò dal coma e decise di vivere, di vivere sul serio. Tutta la parte destra del corpo lesionata, doveva ricominciare a camminare, passo dopo passo.
La mano destra era persa, incominciò a scrivere con la sinistra. Con caparbietà, ogni giorno si sedeva alla scrivania e muoveva la mano sul foglio. Ogni frase era una conquista. Le parole spesso gli sfuggivano, era afasico, eppure non disperava, le cercava con ostinazione.

Dal luglio 2011 Oreste non c'è più, ma abbiamo trovato i suoi diari e, di colpo, lui torna a parlare.


 L'afasico poeta

8 Maggio 1987 Lunedì

C’è una prima volta, una, almeno la penna scrive qualcosa.
Sono un fannullone, ma non importa.
C’è l’idea sballata, ma almeno incomincio, poi si vedrà.
Oggi ho fatto una scoperta.
Le margherite sono gialle.
Il bianco è incolore. Il nero è scuro (oppure cupo) e cattivo. Bandiera rossa non trionferà. Il verde adesso è bello. La casa è grande. Alice e Anita parlano con papà.
Oreste è ben fesso! Certe parole sono giuste. L’acqua è buona. Il telefono, una voce amica. Vorrei parlare di Dio.
Adesso dico parole a caso: Aosta, Firenze, Pisa, Alessandria, Torino, Milano, Venezia, Trento, Trieste, cuore, polmoni, fegato, milza, naso, Messina, castello, lana, nonno, Luciano, rana, formica, la cicala, il colibrì, Andreotti, Giolitti, De Mita, Colombo, Craxi. Oddio, ancora parole senza senso.

19 ottobre 1987 Lunedì

E’ importante leggere e scrivere; altro non importa.
Io sono tutto matto, più o meno.
Adesso ho voglia di fare, ma la mente è sempre pronta, vorrei che tutto fosse strano, diverso, ma il baratro è sempre in agguato.
Le parole sono un po’ contorte, ma io ho voglia, io devo, io voglio, io canto, io rido, io scherzo, io amo, io ridacchio, io sono certo di essere profondamente umano e tutto ciò ci dà la forza per andare sempre più avanti.
E’ tardi, ma sono contento veramente.

Ciao, saluti e fecondità. 






giovedì 22 maggio 2014

C'è bisogno di un eroe

C'è bisogno di un eroe. In un tempo senza virtù, in mezzo a centomila stimoli, centomila immagini, e troppe canzoni per la testa..
Troppi bravi cantanti, troppi scrittori e poeti, troppi fotografi e gli artisti non sanno più cosa inventare di nuovo. Sei stato in televisione almeno una volta? Se non ti è capitato, non ti preoccupare, accadrà e non sarà poi così esaltante...
Siamo tutti così impegnati a esprimere noi stessi che non ascoltiamo più gli altri, perchè vogliamo essere noi gli attori principali sul palcoscenico. Noi, magnifici; noi, sempre giovani.
Eppure qualcosa non torna. Perchè non c'è nessuno che ci guarda?

C'è bisogno di un eroe, di qualcuno che voglia pensare agli altri, sul serio. Di qualcuno che non voglia essere il primo, che ceda il passo agli altri.
E ci tornano in mente le favole che abbiamo letto da bambini, gli uomini leggendari che lasciavano l'aratro nel campo e poi, dopo un periodo di gloria, tornavano ai loro lavori modesti.

C'è bisogno di un eroe, anche oggi. In mezzo al frastuono, in mezzo al nulla del tutto. Basta risse, basta volgari promesse, basta proclami. C'è bisogno di onestà, ma anche di umiltà. Questa, ormai, è la virtù più rara e preziosa.







giovedì 15 maggio 2014

Parole e musica. San Salvario come Parigi

Sai che ti dico? Avevo così tanto sognato Parigi che quando l’ho vista sono rimasta delusa. Dov'erano gli artisti? Dove il fermento? Era bella certo, era bella come Firenze o Roma, ma non c’era quello che cercavo… Non era quello che avevo immaginato.

Torino. Mi avevano detto che era come Alessandria, solo più in grande. Piazza San Carlo è come Piazza Garibaldi, cambiano solo le dimensioni. Eppure c’era qualcosa di diverso, c’era l’atmosfera che avevo cercato così tanto, era lì, a San Salvario, proprio davanti ai miei occhi.


Sabato 10 maggio ho letto alcuni brani de La memoria degli alberi alla Piadineria degli artisti, in Corso Marconi e la magia si è ricreata. Il suono della fisarmonica e della ghironda erano l’accompagnamento perfetto per le mie parole, perfetto perché non lo avrei mai sospettato. Perfetto perché inconsueto. E mi hanno riportato indietro per un istante, ai miraggi di allora.

Forse ognuno di noi, un giorno trova la sua Parigi, la sua patria, la sua casa.


 


 Ringrazio il musicista Alessandro Zolt e Raffaella della Piadineria degli artisti.  E ringrazio San Salvario, perché è la mia piccola Parigi personale.



Foto Marzia Grossi





giovedì 8 maggio 2014

io ti cerco


Io ti cerco,
ti cerco da anni,
capovolta,
il cielo è sotto di me. I piedi calpestano le nuvole, sono fredde.
Tocco la tua pelle,
ricorda l’estate. Ricorda il mare quella volta in cui tu non riuscivi a sorridermi.
E io gridavo

Io ti cerco
Ti cerco da millenni,
ogni volta è diverso, ogni volta io inciampo nella sabbia.

Le mie mani si sporcano, i capelli finiscono negli occhi.
Picchiarci non serve, odiarci non serve.

Io ti cerco
e tu
d’improvviso,
ci sei.





sabato 3 maggio 2014

Stone of light


Testimone di un martirio annunciato
Smarrisco il mio ruolo.
Cantastorie muta,
musicista stonata
cammino per un sentiero angusto.
Tra l’erba alta.
Il sole,
pietra di luce,
è una meta sfuggente.
Un richiamo.
(dicono che il suo canto renda sordi).