sabato 24 dicembre 2016

La rosa ghiacciata

Troppe volte ho pensato di sapere dove andare, senza curarmi dei consigli, degli avvertimenti. Troppe volte ho creduto di aver ragione, camminando sul bordo del precipizio, ballando e gridando per ore intere. Troppe volte ho sfiorato il confine, bastava un passo e sarei caduta, sfracellandomi le ossa, fermando per sempre la voce dentro di me.
Ho dimenticato troppe cose, troppi volti, troppe parole.
E in questa notte di Natale mi aggiro sperduta nella mia casa invasa dal silenzio, aspettando le luci. Solo il buio dappertutto. Sulle lenzuola, nell'acqua della vasca, sulla tovaglia, negli schermi. Il buio.
Anche se premo l'interruttore, c'è il nero ovunque.

Verso l'alba, un chiarore insolito. Gocce di luce bagnano i miei occhi, scendono giù, fino al mento. Mi alzo. Allo specchio non mi riconosco, un bagliore antico ha modellato l'ombra su di me. Sono più vecchia, ma sono anche nuova, come quando ero bambina.

Bussano alla porta con insistenza.
É lui, ha il mio stesso stanco sorriso, anche lui ha visto le lucciole questa notte.
- Buon Natale - dice.
Ha in mano una rosa bianca ghiacciata, rubata in qualche giardino. Una rosa d'inverno.
- Entra. Fa troppo freddo fuori -
Vorremmo abbracciarci e dimenticarci della notte feroce su di noi e vivere di splendente mattino, ma ogni movimento, all'alba, è più lento.


Ci sediamo vicini, la rosa d'inverno è davanti a noi, in un vecchio bicchiere di cristallo. 
Apparteneva a mia nonna, lei quando suonava il piano sorrideva e piangeva. Lo faceva sempre a Natale.
 Le parlo di lei e del Natale della mia infanzia, di tutti quelli che ancora ricordo.
Lui sembra aver combattuto a lungo, ha tracce di sofferenza sotto gli occhi. Troppo nero anche in casa sua.
- Ora sto meglio - dice. 
- Adesso non ho più freddo -
Chiacchieriamo a lungo, come due dispersi nella nebbia che parlano per non perdersi.
Due solitari a Natale, in una stanza minuscola davanti a una rosa bianca. 
Nevica piano nella mia casa, una piccola casa di bambola. Del nero, adesso, non m'importa.

Non m'importa più.








venerdì 2 dicembre 2016

Schegge di sale

Ho rotto il vetro, cristalli di ghiaccio su di me,
schegge di sale,
bianco,
azzurro,
deserto,
silenzio,
parole stanche,
in questo mattino d'inverno.

Il vetro tra di noi,
ci separava e io non potevo aiutarti, non potevo.
Io non potevo parlarti,
eri lontana,
eri sorda
eri cieca.

La vostra casa coperta dalla neve,
la tempesta è passata,
è rimasto l'orgoglio,
è rimasta la nebbia,
l'acqua in tutte le stanze.


 Boubat

Galleggiare non serve,
sussurrare non serve.

Occorre uscire da lì,
occorre camminare fuori,
sulla strada.
Incontrerai pericoli,
incontrerai ostacoli,
vetrine infrante,
sguardi ostili,
ma sopravviverai,
sei nata in tempi oscuri,
sai cos'è la guerra.

Ho rotto il vetro,
lo specchio è a terra,
non mi riconosco.

Io sono nuova ogni giorno.