giovedì 13 luglio 2017

Piccole storie di donne che partoriscono

 La ragazza con gli occhiali 
Non ricordo più il suo nome. Aveva i capelli biondi e gli occhiali con la montatura sottile. Dopo 9 anni di sacrifici e di interventi con l'inseminazione artificiale era riuscita a rimanere incinta, ma non sopportava l'idea che qualcosa, a quel punto, andasse storto, per cui aveva chiesto il cesareo.
- Il cesareo è un intervento chirurgico, non è che faccia meno male - le avevo detto.
No, secondo lei non era vero e poi non voleva più soffrire. Era esausta.
Operazione: mezz'ora e il bimbo è fuori.
Viene tutta la famiglia a vederlo. 10 persone nella nostra stanza da 4. Lo fotografano, lo filmano. Lei è felice, ma stanca. Non riesce ad allattare. Il bimbo piange e piange anche lei. Tenta di tirarsi il latte, al nido, ma al secondo giorno desiste. Vada per il latte artificiale. E infine viene dimessa. Dice: "a casa sono più aiutata che in ospedale".


 La brasiliana
La brasiliana viene ricoverata a notte fonda. Saranno state le 3.00 circa.
Io non stavo bene e nel buio intuivo le sagome della dottoressa e delle infermiere dal camice verde. Lei era grossa e non tanto alta. Aveva la pelle scura e gli occhi neri incavati, i capelli ricci e lunghi, come una sirena.
- Signora ha la pressione troppo alta, mi dispiace, ma dobbiamo farle il cesareo -
Lei annuisce.
La portano via con il suo letto.
Io guardo il posto vuoto davanti a me e penso ai miei guai, al mio bambino che continua a stare chiuso nella pancia. Poco dopo ritorna la brasiliana e di fianco a lei mettono il lettino del bimbo, scuro come lei, bellissimo.

Lei nei giorni successivi non si scompone. Mette il bambino appoggiato sul suo grande seno e cerca di farlo mangiare. Le puericultrici non si accaniscono su di lei, come con noi. La lasciano in pace, è il suo silenzio, forse, a intimorirle. Io, ogni tanto, le dico qualcosa, lei mi sorride. 


Sara
Sara era dolce. Di notte, per non dare fastidio a nessuno, allattava la sua bambina per ore. Si addormentava seduta sulla sedia con la piccola attaccata al seno.
Nel buio le vedevo, unite in un abbraccio.

Quando, dopo giorni di attesa, anch'io tornai in stanza col bambino, le mie tre compagne esultarono. Tutte e quattro, io, la brasiliana, la ragazza con gli occhiali e Sara. Partorire insieme ti lega. 
È come fare insieme la guerra. No, forse è molto di più. In guerra vedi la morte. Noi, insieme, abbiamo visto la vita. Il sangue che porta vita. Dolore e lacrime, colostro che diventa latte, contrazione che diventa spinta, buio che diventa luce.