La ragazza con gli occhiali
Non ricordo più il suo nome.
Aveva i capelli biondi e gli occhiali con la montatura sottile. Dopo 9 anni di
sacrifici e di interventi con l'inseminazione artificiale era riuscita a
rimanere incinta, ma non sopportava l'idea che qualcosa, a quel punto, andasse
storto, per cui aveva chiesto il cesareo.
- Il cesareo è un intervento
chirurgico, non è che faccia meno male - le avevo detto.
No, secondo lei non era vero e
poi non voleva più soffrire. Era esausta.
Operazione: mezz'ora e il bimbo
è fuori.
Viene tutta la famiglia a
vederlo. 10 persone nella nostra stanza da 4. Lo fotografano, lo filmano. Lei è
felice, ma stanca. Non riesce ad allattare. Il bimbo piange e piange anche lei.
Tenta di tirarsi il latte, al nido, ma al secondo giorno desiste. Vada per il latte
artificiale. E infine viene dimessa. Dice: "a casa sono più aiutata che in
ospedale".
La brasiliana
La brasiliana viene ricoverata
a notte fonda. Saranno state le 3.00 circa.
Io non stavo bene e nel buio
intuivo le sagome della dottoressa e delle infermiere dal camice verde. Lei era
grossa e non tanto alta. Aveva la pelle scura e gli occhi neri incavati, i
capelli ricci e lunghi, come una sirena.
- Signora ha la pressione
troppo alta, mi dispiace, ma dobbiamo farle il cesareo -
Lei annuisce.
La portano via con il suo
letto.
Io guardo il posto vuoto
davanti a me e penso ai miei guai, al mio bambino che continua a stare chiuso
nella pancia. Poco dopo ritorna la brasiliana e di fianco a lei mettono il
lettino del bimbo, scuro come lei, bellissimo.
Lei nei giorni successivi non
si scompone. Mette il bambino appoggiato sul suo grande seno e cerca di farlo
mangiare. Le puericultrici non si accaniscono su di lei, come con noi. La
lasciano in pace, è il suo silenzio, forse, a intimorirle. Io, ogni tanto, le
dico qualcosa, lei mi sorride.
Sara
Sara era dolce. Di notte, per
non dare fastidio a nessuno, allattava la sua bambina per ore. Si addormentava
seduta sulla sedia con la piccola attaccata al seno.
Nel buio le vedevo, unite in
un abbraccio.
Quando, dopo giorni di attesa, anch'io tornai in stanza col
bambino, le mie tre compagne esultarono. Tutte e quattro, io, la
brasiliana, la ragazza con gli occhiali e Sara. Partorire insieme ti lega.
È come fare insieme la
guerra. No, forse è molto di più. In guerra vedi la morte. Noi, insieme,
abbiamo visto la vita. Il sangue che porta vita. Dolore e lacrime, colostro che
diventa latte, contrazione che diventa spinta, buio che diventa luce.
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