martedì 13 marzo 2018

Arriva la marea

Aspettavo la bassa marea per poterti raggiungere.
Vivevi nell'antica abazia, solo quando il mare si ritirava potevo arrivare da te. 
Ma tu non mi volevi.
Rintanato nella tua stanza, protetto dai libri e dalle parole degli illustri maestri, rifiutavi il mio amore. Io potevo darti solo le mie mani sporche di mare e conchiglie.
- Appartieni al Popolo - mi dicevi e i tuoi occhi diventano opachi e lontani.
Forse non ricordavi più l'estate, l'oro del sole che si scioglieva lento nel mare, l'odore del mio corpo, ancora giovane, vicino all'acqua, i piedi sui sassi bagnati e i nostri capelli pieni di sabbia. 
L'estate era lontana, l'inverno ci aveva allontanati.
Io ero lì, pulivo i pavimenti, i mobili, le biblioteche dei signori; tu studiavi, elevavi il tuo spirito, ti preparavi a diventare uno di loro.
Io, una serva. Tu, un erudito.
Aspettavo la bassa marea e mi mettevo in cammino. Era l'alba, il vento ricamava mille storie nel cielo. Capriole di nuvole, brevi respiri, leggere lacrime che si asciugano in fretta.
Arriverò, arriverò da te.
L'isola non è lontana, ma devo fare presto, prima che l'acqua risalga e cancelli le mie impronte sulla sabbia.
Io, il cielo, la sterminata voglia di te, il mio fiato, l'amore perduto.
Il sole all'orizzonte, come una promessa mancata. 
Canto forte e inciampo, ma non mi fermo.
Ho imparato a correre e a cadere. 
E non m'importa più se tu non mi vorrai.
Arriva la marea, qualcosa sta cambiando.






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