Vivevi nell'antica abazia, solo quando il mare si ritirava potevo arrivare da te.
Ma tu non mi volevi.
Rintanato nella tua stanza, protetto dai libri e dalle parole degli illustri maestri, rifiutavi il mio amore. Io potevo darti solo le mie mani sporche di mare e conchiglie.
- Appartieni al Popolo - mi dicevi e i tuoi occhi diventano opachi e lontani.
Forse non ricordavi più l'estate, l'oro del sole che si scioglieva lento nel mare, l'odore del mio corpo, ancora giovane, vicino all'acqua, i piedi sui sassi bagnati e i nostri capelli pieni di sabbia.
L'estate era lontana, l'inverno ci aveva allontanati.
Io ero lì, pulivo i pavimenti, i mobili, le biblioteche dei signori; tu studiavi, elevavi il tuo spirito, ti preparavi a diventare uno di loro.
Io, una serva. Tu, un erudito.
Aspettavo la bassa marea e mi mettevo in cammino. Era l'alba, il vento ricamava mille storie nel cielo. Capriole di nuvole, brevi respiri, leggere lacrime che si asciugano in fretta.
Arriverò, arriverò da te.
L'isola non è lontana, ma devo fare presto, prima che l'acqua risalga e cancelli le mie impronte sulla sabbia.
Io, il cielo, la sterminata voglia di te, il mio fiato, l'amore perduto.
Il sole all'orizzonte, come una promessa mancata.
Canto forte e inciampo, ma non mi fermo.
Ho imparato a correre e a cadere.
E non m'importa più se tu non mi vorrai.
Arriva la marea, qualcosa sta cambiando.
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