martedì 19 ottobre 2021

Come le foglie

Polvere sulle scarpe e nei capelli, così sono cresciuta, nei lunghi autunni in cascina.
Ero una ragazzina selvaggia e solitaria.
Guardavo il sole morire ogni giorno e lo salutavo con la mano, era un amico silenzioso come me.
Per la verità i miei erano silenzi obbligati, ero sola, per questo non potevo parlare.
I miei genitori erano troppo occupati con le bestie e abitavamo troppo lontano da tutti per ricevere visite.
Io davo una mano con le mucche, i vitelli, le galline, ma quando potevo scappavo via, mi arrampicavo e arrivavo al Luogo.
Il Luogo era la parte più alta della collina, lì le foglie sussurravano come bambini o innamorati.
Mi sedevo e le guardavo a lungo, 
giallo striato di rosso, 
marrone corteccia, 
verde non ti scordare mai di me.
A loro potevo raccontare tutto, 
delle mie attese vane, 
dei miei sensi di colpa, 
dei miei desideri ingenui.
Le foglie, pazienti, ascoltavano senza mai ribellarsi.
Finchè, giorno dopo giorno, si lasciavano cadere e io le ritrovavo vicino a me e alla terra, giorno dopo giorno le vedevo trasformarsi.
La neve poi le coprì tutte. Senza frastuono.




In primavera il Luogo tornava lentamente a vivere.
Le foglie spingevano nel legno, tornavano per me e per tutti noi, come un miracolo vegetale.
La neve aveva dissetato il silenzio.
Tornai a raccontare le mie storie, ma non ero da sola.
Il Luogo mi rivide trasformata, in primavera.
Ero con P. , quando ci guardavamo i nostri occhi vibravano, come le foglie all'alba.