giovedì 9 aprile 2020

Non fermarti

Suonavo tutti i giorni. Io e il mio pianoforte, nessun altro nella casa.

Le pareti, bianche, i fiori che avevo rubato sulla tavola, nell'acqua, le mie mani sui tasti.
C'era il coprifuoco, non si poteva uscire. 

Troppi giorni ormai, non li contavo più. Parlavo con me stessa e mi rispondevo. Sorridevo al cielo, sempre uguale, sempre diverso, fuori dalla finestra. 

Telefonavo molto, piangevo senza neanche accorgermene, mentre pulivo la casa, mentre cucinavo, mentre dormivo. 


Uğur Başaran


Nei sogni venivi a trovarmi e così non ero più sola.
Passeggiavamo molto, in mezzo a giardini rigogliosi, dai fiori grandi, alti quasi quanto noi. Il sole ci bagnava la pelle e non avevamo mascherine sulla faccia.
Così potevo vedere quando sorridevi.
Qualche volta invece eravamo in città ed eravamo liberi, in mezzo alla gente, come prima. 
Potevamo parlare di tutto e potevamo toccarci la mano e abbracciarci forte. 
Mi risvegliavo e stringevo forte il cuscino.

Andavo al pianoforte e le note erano tutto quello che mi era rimasto.

Poi mi preparavo per andare a fare la spesa. Mi coprivo il volto, uscivo, nella città invasa dalla primavera e dal silenzio. 
E camminavo. 

Io e i miei piedi.
Io e la mia libertà perduta.
Io potevo ancora respirare.
Dovevo andare avanti.
Le nuvole erano castelli nel cielo.  
Se cammino ancora un po' le raggiungo, mi dicevo. 
Se cammino ancora un po' arrivo da te.
Se cammino ancora un po' finisce tutto questo dolore.
Se cammino ancora un po' il tempo andrà a ritroso e torneremo a quel giorno.
Nel prato sconfinato, correvamo.
Pestavamo l'erba a piedi nudi con negli occhi tutto il desiderio dell'estate, percepivo il tuo fiato vicino al mio collo e tu sentivi il mio affanno. 
Gli alberi si muovevano lentamente
e tutto era appena iniziato per noi.
- Non andare via - ti avrei detto.
- Non andare via -

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