sabato 17 aprile 2021

Ciò che é essenziale

La guerra ci aveva insegnato molto perché avevamo perso tutto. Ma eravamo vivi e questo contava.
Noi ragazzi andavano fino al fiume a piedi scalzi.
Guardavamo gli aerei che passavano sopra di noi e cantavamo forte per coprire quel rumore crudele.
Arrivati al fiume tiravamo le pietre e ci guardavamo incerti, come chi è sopravvissuto, ma non ne è sicuro.
Tutti avevamo perduto qualcosa o qualcuno e non ci andava di parlarne.
La guerra lascia dei buchi, dei buchi dentro che non puoi colmare con altre cose, così decidi di non pensarci.
Cercavamo sempre di attraversare il fiume. L'acqua ghiacciata ci faceva bene, curava le nostre ferite.
Ci schizzavamo e ridevamo. In quei momenti sembravamo ancora bambini.
Luci quasi dolci nei nostri occhi.
Ce la faremo, ci dicevamo. Ma non ci credevamo più, non come all'inizio. Sapevamo che le ferite c'erano state, ne portavamo ancora i segni.
Ce la faremo, a pezzi, sì, ma ce la faremo.
E poi ci dicevamo che avrebbe resistito solo ciò che era essenziale.
Cos'era essenziale?
Non solo il cibo, le cure, i soldi. 
Era essenziale guardare il tramonto in quel momento, 
il rumore dell'acqua, 
le nostre mani che si stringevano, 
il fruscio delle foglie,
le nostre canzoni inventate per sopportare la perdita,
le nostre recite in cui fingevamo di essere altrove, 
il nostro teatro, 
ecco cos'era essenziale.
E se per i grandi quello non era importante, beh a noi non importava. 
Perché noi lo sapevamo cos'era essenziale.

Vivere ancora. 
Nonostante tutto, 
vivere.