lunedì 25 maggio 2015

Bere non serve

Bere non serve, quando la notte finisce nel bicchiere, ed è troppo tardi per smettere.
Voi agite sempre con così tanta precisione, voi, lasciatemi perdere, io non sono per i vostri quieti salotti. Io sono fatto per sognare e piangere, per ridere forte, se mi va. Sono fatto per inventare storie in cui si parla di Dio e della debolezza, mia e degli altri. Voi snobbatemi pure, io continuerò a cantare queste canzoni d'amore senza speranza. Io cammino con i miei morti, con loro non sono mai solo.
Loro mi parlano del confine del mondo, mi parlano dei tramonti rossi d'incendio, del mare capovolto, così profondo e verde. Loro mi parlano dei fiori quando si aprono all'alba.
E dell'ingiustizia, del sangue sulle strade, dei corpi affondati.
Bere non serve, eppure non ho più lacrime.
Bere non serve, perché non si può dimenticare tutto questo.
Il mio fallimento, la mia povertà.
Datemi una chitarra, un momento effimero di gioia, un giro di accordi, per sorridere ancora, questa sera.

 Alice Pasquini 



martedì 5 maggio 2015

Ti regalerei il sapore delle mele selvatiche

Amica, ti regalerei,
i giorni migliori di maggio,
i petali delle prime rose,
i cieli sconfinati dell'infanzia,
le corse verso la collina,
quando il sole scivola verso l'orizzonte.

Ti regalerei,
il sapore delle piccole mele selvatiche,
quelle raccolte dall'albero,
quelle rubate.

Amica, sorella,
ti regalerei
ogni istante vissuto della nostra storia,
così dolce, così amaro.

Ti regalerei
una favola ingenua,
in cui il male perde
e il bene trionfa su tutto.

Ti regalerei
i ricordi di quelle sere estive,
in cui parlavamo
dei nostri uomini,
e ridevamo di loro
e dei loro limiti.

Ti regalerei
tutta la speranza del mondo,
per poter affrontare questa salita,
senza avvertirne il peso,
senza sentire male.

Ti regalerei
la gioia che ora non ho,
la forza
che ho perso,
ma che voglio ritrovare.

Buon compleanno,
amica mia,
so che mi capirai,
se vedrai le mie mani vuote;
voglio portarti a vedere le lucciole
lampeggiare nel canale,
voglio ridere con te,
come allora,
quando il vento  non ci faceva paura.