Gli edifici erano maestosi e spettrali. Lastre di vetro verde e specchi in cui erano intrappolati i respiri degli uomini.
Tutto ciò che non potrai mai avere, tutti i tuoi pensieri deviati, chiusi per sempre in una cattedrale remota.
Mi specchiai e non mi riconobbi.
C'era una bambina al di là del vetro che mi scrutava con disapprovazione.
Aveva occhi scuri truccati con un ombretto viola e dorato. Ali di una farfalla screziata, dalla vita troppo breve.
- Tu non sei buona come sembri -
Così mi disse; e il suo sorriso era tagliente come una condanna.
- Altrimenti non saresti qui, non saresti arrivata alla città degli specchi -
Non le risposi, il suo abito antico e il suo portamento altero m'incutevano una sorta di istintiva titubanza.
Mi allontanai lentamente, rapita da quel paesaggio terribile e meraviglioso.
Palazzi alti e deserti, racchiudevano pezzi di firmamento, scie di comete precipitate nell'universo, costellazioni lontane dalle geometrie impossibili.
Trapelavano sussurri da quelle architetture fantastiche. In tutte le lingue del mondo sentii piangere e amare decine di donne e decine di uomini.
Quanto dolore, quanto desiderio c'è dentro di noi?
M'immersi esausta dal viaggio e dal cammino. L'acqua di ghiaccio abbracciò senza pietà il mio corpo disfatto.
E mi ritrovai bambina nel mio letto.
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