Agosto nelle attese,
lunedì 11 agosto 2025
Verde silenzio
Agosto nelle attese,
venerdì 4 luglio 2025
La casa al confine del sonno
Era il confine del sonno. Una casa al bordo del precipizio.
L'oceano s'intravedeva dalle grandi finestre delle camere da letto. Il colore del mare era mutevole, grigio, celeste, blu. I gabbiani gridavano felici gettandosi a capofitto verso le onde.
Forse stavo dormendo. Il corridoio era in penombra, la cucina era bagnata di una luce opaca, acquatica. C'era un grande acquario al posto della televisione, era un acquario marino, con anemoni e pesci pagliaccio.
E tu eri lì, come al di là del tempo. Ci guardavamo, superstiti di un conflitto. Ti avevo portato un vecchio album di foto e una bottiglia di vino.
Il mare entrò in noi, lentamente.
Il mare era finito nei nostri ricordi e nelle nostre speranze.
- Vieni - mi hai detto e mi hai mostrato una scala in pietra, dietro alla casa. Scendeva verso l'oceano, in mezzo al vento di quella mattina.
Io avevo paura di cadere, troppo impacciata ormai, troppi anni sulle spalle, ma guardai solo i miei piedi, un passo alla volta, senza pensare.
L'oceano era lì, immenso. E io e te eravamo così piccoli, vicini a lui e al cielo. Ci sorridevamo, come compagni di giochi.
Eravamo felici.
Le onde, le attese, le lacrime, le ferite, tutto era lì, in quell'istante infinito.
Io lo chiamo "il sogno del mare". Lo tiro fuori ancora adesso, quando mi manchi. Prendo dalla mensola una grande conchiglia che proviene dall'oceano e l'accosto all'orecchio. Così torno in quella casa al confine del mondo e tu torni a parlarmi, come allora.
- Non tutto è perduto -
- Ciò che ami resta, ciò che ami mette radici e non se ne va via -
sabato 7 giugno 2025
L'amore in piccole gocce
giovedì 1 maggio 2025
I quaderni di Aicha
Aicha era scappata un'altra volta. Doveva smetterla di fuggire da se stessa e da ciò che provava. Doveva avere il coraggio di guardarsi allo specchio.
Ma la guerra l'aveva uccisa tante volte e Aicha aveva paura.
I suoi occhi grandi, la bocca dischiusa in un sorriso antico, la pelle troppo scura per essere come loro.
Aicha scappava quando il dolore le entrava dentro e traboccava.
Usciva di casa e tornava dopo qualche ora, nessuno le badava del resto.
Aicha era sola, ma aveva un mondo immaginario in cui si rifugiava e lì trovava un pò di pace. Disegnava castelli impenetrabili ai margini di foreste oscure, disegnava creature sotterranee o sirene con capelli di fuoco. Un universo muto e fluttuante in continuo mutamento. Disegnava su piccoli quaderni di basso costo, le pagine sgualcite dalle lacrime e dalle attese.
Aicha non voleva ricordare il viaggio, quando le chiedevano da dove venisse lei inventava qualche sciocchezza, il suo passato era murato.
Il suo passato era dietro una porta chiusa a chiave dall'interno. E lì sarebbe restato a lungo, forse per sempre.
Fino a che la lingua, che aveva appreso con così tanta fatica, non le diventò amica. Aicha allora iniziò a scrivere in italiano, i suoi genitori non sarebbero stati in grado di capire, non fino in fondo almeno, e poi comunque non avrebbero mai letto quei quaderni.
Aicha così scoprì la scrittura. I suoi diari si riempirono di parole, di pensieri, di paure che sbocciavano come fiori crudeli.
La scrittura era la sua maledizione e la sua salvezza, scrivendo Aicha diventava un'altra, indossava tutte le maschere che voleva ed entrava nei suoi castelli immaginari.
Non più solo disegni, ma anche racconti, riflessioni, poesie, trascrizioni di sogni.
Forse un giorno, facendo finta di essere un'altra, avrebbe anche potuto raccontare la sua storia. Avrebbe aperto quella porta. E il buio, forse, non le avrebbe fatto così male.
sabato 25 gennaio 2025
Correremo senza pensare al domani
Gli specchi rotti e i silenzi infranti, le labbra spaccate e il tuo respiro vicino.
Correremo senza pensare al domani,
delle nostre rivoluzioni a te che importa?
Non possiamo invecchiare perchè siamo bambini,
non possiamo morire perchè siamo idee.
Io e te,
giovani e vecchi,
esausti e stremati.
Sulla strada della polvere,
sulla strada del perdono.
Non abbiamo mai smesso di correre,
per tutto questo tempo,
non abbiamo mai smesso di correre.
Correremo senza pensare al domani,
così doveva essere,
così è ora.
Fuori dalle città pietrificate,
verso il bosco.
Mi racconterai del tuo passato
e vedrò tutti i tuoi giorni, allineati come formiche,
tutti i tuoi giorni e le tue notti,
vedrò le tue lacrime, come cristalli nella neve.
E non avremo paura.
Non più.