domenica 15 marzo 2020

Respira ancora

Chiusi in casa da giorni. Le finestre come unica prospettiva reale al mondo esterno.
Curavo le mie piante con devozione. Le bagnavo, toccavo le foglie impaurite, cercavo i boccioli che, ancora chiusi, nascondevano i loro colori.

La città era vuota, poche persone si aggiravano schive per le vie, col volto coperto da mascherine o sciarpe.
E tutto era come congelato anche in me, in attesa di una primavera mancata. Il desiderio era una rosa che respirava piano dentro di me.
Le sue spine si attorcigliavano sulle mie gambe, mi stringevano l'addome, schiacciavano il torace.


 Paul Klee


Respira, mi dicevo, respira più piano ora.
Non morirai, non moriranno.

E temevo per tutto, per le persone lontane e per le persone vicine.
Piangevo di nascosto, piangevo e speravo.
Tutti i visi mi passavano davanti, come un film così tanto amato ed ora perduto. I volti, un tempo così vicini, ora erano troppo lontani.





Eravamo tutti diventati intoccabili.
Circondata da fantasmi sempre più evanescenti.

Ma l'amore non finisce così.
L'amore continua.
Ogni giorno, anche in prigione, l'amore trova il modo di sopravvivere.

E un giorno usciremo dalle nostre case, le città torneranno ad essere vive, ma noi saremo diversi. Saremo cresciuti.
Ci abbracceremo e ci baceremo, toccandoci la schiena, le braccia, i capelli.

Noi, senza pareti a proteggerci, a nasconderci, cammineremo liberi nei viali,

l'aria profumerà di tiglio e ci racconteremo tutte le nostre paure.


Non ci lasceremo mai più.






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