mercoledì 26 febbraio 2020

I giorni dell'attesa

Era vietato uscire dal confine. Ci guardavamo con timore, tutti avremmo potuto essere contagiati.
Io e la mia famiglia eravamo reclusi in casa, io passavo le giornate a guardare fuori dalla finestra il cielo e sognavo la pioggia, ma no, lei non sarebbe venuta.
E neanche la neve.

Potevo anche stare in cortile, toccare l'erba, giocare con i miei fratelli, sopportare i miei genitori.
Potevo sognare di nascosto, potevo immaginare ogni cosa, nessuno mi avrebbe detto niente. Nessuno sapeva cosa avessi dentro:
una casa dalle pareti bianche,
un grande giardino rigoglioso,
stanze segrete piene di libri e i miei fantasmi.

Tutte le parole che non ho detto e che non dirò mai, le poesie che ho inventato, le canzoni che non ho mai suonato, i luoghi che ho visto solo tramite te, con i tuoi occhi.


Le grandi città, i sorrisi,
i fiumi,
tutto perduto.
Noi tutti ad attendere la fine del contagio, ignari, sperduti e pieni di speranza.


 Nirav Patel




Respiro, corro fino al cancello,
sorrido pensando di abbracciarti,
ancora una volta.
Ed ecco ti vedo, sei in bici, senza alcuna protezione, mi fai un cenno con la mano e mi guardi a lungo, hai gli occhi arrossati, come per un'attesa vana o per una veglia notturna protratta.
Dici il mio nome e questo mi basta.
Rimango al cancello a guardarti con le nuvole che cadono a pezzi, sulla strada deserta.








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