mercoledì 30 gennaio 2013

il modello Pasolini


Intorno ai quarant’anni,
mi accorsi di trovarmi in
un momento molto oscuro della mia vita. Qualunque
cosa facessi, nella «Selva»della realtà del 1963,
anno in cui ero giunto, assurdamente impreparato a
quell’esclusione dalla vita degli altri che è la ripetizione
della propria, c’era un senso di oscurità. Non direi di nausea,
o di angoscia: anzi, in quella oscurità,
per dire il vero, c’era qualcosa di terribilmente
luminoso: la luce della vecchia verità, se vogliamo,
quella davanti a cui non c’è più niente da dire.

Pier Paolo Pasolini, La Divina Mimesis



Ci sono uomini che scrivono per diletto, altri che scrivono per una sorta di vanità, altri ancora scrivono per rispondere ad una necessità interiore. Pasolini disse che scrivere non aveva alcuna utilità, eppure le sue parole sono un magnifico esempio di onestà intellettuale e umana.
Ci sono poeti colti, scrittori che sanno imbastire romanzi perfetti e poi ci sono quelli come Pasolini. Uomini che lasciano un segno profondo nella loro civiltà. Uomini che non scrivono semplicemente per intrattenere, ma lanciano un messaggio attraverso le loro opere. Naufraghi in un mondo senza più profeti. 






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