ho trovato un istante,
perduto,
nella mia mente.
Era in una goccia,
fredda e trasparente.
Una goccia di me
bambina.
Giocavo in penombra davanti alle grandi finestre della casa di allora.
Era inverno ed ero sola.
Le perle d'acqua sui vetri disegnavano arabeschi misteriosi
e io sognavo di diventare un'astronauta,
per nuotare tra le stelle.
La gatta socchiudeva gli occhi ascoltando il rumore dolce del temporale,
il sole non sarebbe arrivato quel giorno,
eppure tutto era perfetto.
Il contorno sfumato del giardino sommerso, là fuori,
la voce di mia madre, come una canzone,
i passi affrettati di mia sorella,
le piccole mani sul vetro bagnato che tracciavano le linee di un paesaggio inventato
e tutti i giorni sognati,
desiderati,
vissuti,
una goccia dietro l'altra,
in una pioggia che ho troppo amato.
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