Sofia era giovane, ma l'estate l'aveva bruciata internamente.
Un campo secco dentro di lei. Era alla ricerca di acqua.
Era alla ricerca di una canzone che non ricordava più, eppure sapeva che c'era da qualche parte.
Sofia aveva 16 anni e non sapeva cos'era l'amore e neanche le interessava.
Era una ragazza abituata a lottare per sopravvivere.
Le città erano bruciate. C'erano solo più il silenzio, lei e pochi altri.
Il sole asciugava ogni cosa, anche i suoi pensieri.
Sofia ricordava un'infanzia diversa. Le grandi alluvioni, gli allarmi e poi la guerra.
Si guardava le mani e, a volte, piangeva.
Aveva perso tutti e viveva da sola, di caccia e ricordi.
Sua madre, suo padre, suo fratello. Ma preferiva cancellare tutto. Lasciare il bianco nella sua testa.
Aveva un solo amico, Zeno. Zeno era l'unico di cui si fidava. Lui usciva solo di notte, di giorno sorvegliava la madre, ferita, nascosta in una cantina.
Al tramonto, a volte, si trovavano per parlare.
E, per un momento, sembravano ragazzi.
E, per un momento, la guerra non c'era mai stata e il mondo non era impazzito.
In quei momenti Sofia era felice.
- Non devi più stare da sola, starai con me, se vuoi - le disse un giorno Zeno.
La nebbia e l'afa.
Le macerie.
Il fumo degli incendi.
- Andiamo a vedere il mare? -
- Sì, andiamo al mare, te lo prometto.
Il viaggio iniziò quel giorno stesso perchè Sofia cominciò ad immaginare il blu,
il celeste e l'aria.
Anche la sola immaginazione l'aiutò a sopravvivere.
Era l'inizio di una nuova storia e lei non lo sapeva.
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