Mangio troppo velocemente le radici sporche di terra,
il cielo è tutto ciò che ho,
prigioniera
da non so quanto tempo,
i giorni possono essere lunghi come anni;
prigioniera
non posso fare altro che pensare.
Ti ricordi quando eravamo felici?
Allora potevo camminare,
potevo correre,
le gambe erano forti,
non erano deformate dall'immobilità.
Ti ricordi i prati a primavera?
I fiori gialli erano abbaglianti,
l'erba accarezzava i nostri piedi
e tu avevi negli occhi tutte le stelle d'agosto
precipitate dentro di me.
Ti ricordi il rumore delle foglie su di noi,
quando il vento le faceva cadere
e noi ridevamo forte,
come bambini,
senza nessuna malizia,
sereni perché eravamo insieme,
sereni perché non pensavamo al domani.
Cosa sono ora io?
E tu, dove sei? Cosa aspetti a liberarmi?
Non posso attendere un altro inverno,
getta la fune verso di me,
fammi uscire da questo nulla,
perdonami.
Torneremo a guardare il fiume,
te lo prometto
e piangeremo guardando il sole annegare
nel cielo,
un'altra volta.
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