(Foto Anita Libera Corsi)
C'era una sposa triste perché era stata abbandonata.
Io l'ho vista, camminava nei campi grigi induriti dal gelo, il vestito bianco era macchiato di fango, il velo dov'era? Forse l'aveva perso in quel viaggio alla ricerca dell'acqua. La sposa aveva il viso duro come il legno, una statua che aveva smarrito la grazia. Eppure il suo passo era deciso, non ammetteva ripensamenti.
Io la seguivo da lontano, in bicicletta, curioso.
Era la fine di novembre, le colline erano troppo lontane, c'erano campi di granoturco ormai abbandonati e il sole era una cicatrice bianca nel cielo. Volevo gridare per fermarla. Ma non volevo spaventarla. La seguii così fino al fiume. Aveva piovuto da poco, l'acqua era una melodia impetuosa. Lei scese l'argine, era ormai pericolosamente vicina alla corrente.
-Fermati!- gridai.
Lei si voltò, una sposa bagnata, senza più promesse.
-Vattene! - mi disse.
Ma io la raggiunsi e le parlai del tramonto, delle stelle pazze nei cieli d'agosto, le parlai delle lucciole che danzano nel canale e dei sussurri dei ragni, nascosti negli angoli delle case.
Lei sorrise, credendomi un folle, ma accettò il mio braccio. Barcollammo via, sulla strada buia d'inverno e piangemmo un po', parlando dei giorni assolati di maggio.
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