sabato 7 giugno 2025

L'amore in piccole gocce

L'amore in piccole gocce, 
passano attraverso il corpo disidratato dalle attese vane.

L'amore in piccole gocce, 
dissetami.

Labbra secche, 
pelle antica, 
corteccia, 
foglie tra i capelli, 
radici sulle gambe.

L'amore in piccole gocce,
doveva bastarmi, 
non potevo chiedere di più,
anche se le parole attese si erano sbriciolate.

Era rimasto solo il tuo no.
No, mi avevi detto.
L'amore in piccole gocce, 
quando avevo visto il sì nei tuoi occhi.

L'amore in piccole gocce, 
a volte non basta.

L'amore in piccole gocce,
per sapere se esiste ancora quel fiore dentro di te.
L'amore in piccole gocce,
per sopravvivere nel deserto. 




giovedì 1 maggio 2025

I quaderni di Aicha

 Aicha era scappata un'altra volta. Doveva smetterla di fuggire da se stessa e da ciò che provava. Doveva avere il coraggio di guardarsi allo specchio. 

Ma la guerra l'aveva uccisa tante volte e Aicha aveva paura.

I suoi occhi grandi, la bocca dischiusa in un sorriso antico, la pelle troppo scura per essere come loro.

Aicha scappava quando il dolore le entrava dentro e traboccava. 




Usciva di casa e tornava dopo qualche ora, nessuno le badava del resto.

Aicha era sola, ma aveva un mondo immaginario in cui si rifugiava e lì trovava un pò di pace. Disegnava castelli impenetrabili ai margini di foreste oscure, disegnava creature sotterranee o sirene con capelli di fuoco. Un universo muto e fluttuante in continuo mutamento. Disegnava su piccoli quaderni di basso costo, le pagine sgualcite dalle lacrime e dalle attese. 

Aicha non voleva ricordare il viaggio, quando le chiedevano da dove venisse lei inventava qualche sciocchezza, il suo passato era murato.

Il suo passato era dietro una porta chiusa a chiave dall'interno. E lì sarebbe restato a lungo, forse per sempre. 

Fino a che la lingua, che aveva appreso con così tanta fatica, non le diventò amica. Aicha allora iniziò a scrivere in italiano, i suoi genitori non sarebbero stati in grado di capire, non fino in fondo almeno, e poi comunque non avrebbero mai letto quei quaderni.

Aicha così scoprì la scrittura. I suoi diari si riempirono di parole, di pensieri, di paure che sbocciavano come fiori crudeli. 

La scrittura era la sua maledizione e la sua salvezza, scrivendo Aicha diventava un'altra, indossava tutte le maschere che voleva ed entrava nei suoi castelli immaginari. 

Non più solo disegni, ma anche racconti, riflessioni, poesie, trascrizioni di sogni. 

Forse un giorno, facendo finta di essere un'altra, avrebbe anche potuto raccontare la sua storia. Avrebbe aperto quella porta. E il buio, forse, non le avrebbe fatto così male. 



venerdì 4 aprile 2025

La pioggia e poi il sole arido

 Dopo la pioggia cosa resta nel cuore. 
Frammenti di un discorso mai finito e forse mai iniziato, 
parole che hai buttato via. 
Ti facevano male? Erano spilli per te o coltelli?
E di me non t'importa?
La pioggia e poi il sole arido hanno bruciato tutti i fiori.  
Le radici sono cresciute nell'anima e sono risalite su tutto il corpo.
Sono un pezzo di legno avvolto da vene di legno.
 Un albero senza vento.
Ho aspettato troppo a lungo la tempesta, ma il cielo è rimasto fermo. 
Le nuvole erano pietre bianche, immobili nell'aria e le mie lacrime sono evaporate.
Infine non ho aspettato più. 
Sono diventata musica. Sono diventata sostanza e canto di rivolta. 
Sono diventata acqua.
E il fuoco è rimasto sepolto sotto i miei silenzi.







domenica 23 febbraio 2025

Gocce nel cuore

La città era una nemica? Una maschera di ferro, lame alle finestre. Camminavo veloce per incontrare lui, mentre tutto bruciava. ma il fuoco era solo dentro di me.

Avevo stivali neri, la giacca di pelle, un ciuffo di capelli rossi, una fiamma era finita su di me.

La me bambina, nel giardino incantato della mia infanzia, mi guardava e non mi riconosceva.

Ero perduta.

Corri, corri bambina.

Forse stava piovendo. 

Non lo ricordo, ma so che andavo da lui, con il cuore pieno di ferite.

Si può cucire il cuore? No, non si può cucire.

E lui era tutti i miei sbagli eppure avevo voglia di rompere l'immagine di me, chi c'era al di là dello specchio?

Alice cerca il coniglio bianco e finisce per cadere nella tana infinita. 

Le vie buie e infine i Murazzi. No, non devo aver paura. Sono sola, ma non devo aver paura. Il fiume come un compagno innocente e il riflesso del monte dei Cappuccini, come una promessa.


Il locale era inondato dalle ombre, giochi di luci lontane, acquatiche e il mio coniglio non c'era. Ero lì, sola, per lui. 23 anni e ancora tutto da imparare.

Lui arrivò, unico come lo ricordavo, e restò con me tutta la sera. Il mio coraggio mi aveva premiato, era l'inizio di un amore, ma era anche una lenta caduta, eppure non lo sapevo.


I segni sul suo corpo, i segni nella sua anima. Lividi dappertutto su di lui.

Era una storia d'amore, ma era anche una caduta. 

Allora non lo sapevo.

Gocce d'acqua in una siringa. In una siringa c'era il mare al tramonto. Ma no, non era il mare, era il suo veleno.

Chiudi gli occhi bambina, è solo una lunga caduta.


Non ti farai male, 


sopravviverai. 


Ritroverai le tue ali ferite, ritroverai le parole che avevi perso, recupererai i silenzi.

E una lunga scia di dolore ti porterà via da lì.

Pensavo fosse un gioco, pensavo di salvarlo, pensavo.

Giorni bianchi allineati in fila, come formiche. E noi che piangiamo, noi che ci facciamo del male. Noi che non siamo più noi e il mare nella siringa che invade tutta  la casa. Il mare è dappertutto e bisogna scappare, bisogna andare via, andare via da lì.

Ricomincerai a camminare da sola, dopo aver pianto così tanto, 

ricomincerai a sorridere, quasi senza accorgertene.

E sarà solo un nuovo inizio.




 1998





sabato 25 gennaio 2025

Correremo senza pensare al domani

 Correremo senza pensare al domani, correremo perchè abbiamo aspettato troppo. 
Gli specchi rotti e i silenzi infranti, le labbra spaccate e il tuo respiro vicino.

Correremo senza pensare al domani, 
delle nostre rivoluzioni a te che importa?

Non possiamo invecchiare perchè siamo bambini, 
non possiamo morire perchè siamo idee.

Io e te, 
giovani e vecchi, 
esausti e stremati.

Sulla strada della polvere, 
sulla strada del perdono.

Non abbiamo mai smesso di correre, 
per tutto questo tempo, 
non abbiamo mai smesso di correre. 

Correremo senza pensare al domani, 
così doveva essere, 
così è ora. 

Fuori dalle città pietrificate, 
verso il bosco.

Mi racconterai del tuo passato
e vedrò tutti i tuoi giorni, allineati come formiche, 
tutti i tuoi giorni e le tue notti,
vedrò le tue lacrime, come cristalli nella neve.

E non avremo paura. 
Non più.