giovedì 30 maggio 2013

il mio paese ha perso qualcosa

Il mio paese ha perso qualcosa. Sconvolto dalla pioggia, allagato da improvvise nuvole nemiche,
il mio paese attende.
Una rivoluzione mancata, un momento di cambiamento represso.
E tutto continua,
ostinato e malato.
E' un paese che ha dimenticato la sua grandezza e noi, spaventati, ci affacciamo alle finestre. Le nuvole si rincorrono velocissime, precipitano.
Noi le osserviamo stupiti.
Gli arcobaleni sono nascosti dai palazzi, è difficile raggiungere quel tesoro leggendario.

 

domenica 26 maggio 2013

il posto delle viole


Nascoste all'ombra del grande pino c'erano le viole. Quello era un posto incantato, lei lo sapeva. Soltanto qualche volta ci era andata, aveva tolto le scarpe e le calze. I suoi piedi avevano toccato il fresco delle foglie umide e i petali blu delle viole. Acquattata in quell'oscuro rifugio aveva ascoltato i loro bisbigli, spesso incomprensibili.

Non c'è la speranza
nel buio del cielo
non c'è la certezza
nel rumore dei tuoi giorni
La luce
la vedi
è qui, è adesso.

Stringe tra le braccia il bambino, il suo piccolo. Ora ha capito i loro sussurri. Lo guarda, nei suoi occhi c'è quella sfumatura blu di allora, il blu precipitato per terra, il blu violento delle ore d'amore.

mercoledì 22 maggio 2013

argilla

...
in un mondo di vincitori,
io non voglio arrivare sul podio,
voglio stare con voi,
perdermi nella polvere di questo vecchio mondo.
Sono un piccolo corpo di argilla,
osservo la mia lenta distruzione,
l'acqua mi frantumerà,
ma eccomi, sono qui.
Un pezzo di anima,
corrosa dagli errori,
illuminata da una luce inaspettata.
Salvata, ancora una volta,
dalle parole degli uomini.





domenica 19 maggio 2013

Dorella delle rose

C'era volta una ragazza che si chiamava Dorella. Era alta e aggraziata, aveva capelli castani lunghi, spesso le coprivano il viso. Erano gli anni 90, lei portava i jeans rossi e il suo modo di parlare era talvolta un po' brusco, eppure io sapevo che era buona. Lei stava nel banco dietro di me e io non avevo il coraggio di parlarle, perché mi metteva un po' in soggezione, i suoi occhi erano così grandi e forse mi sembravano troppo sinceri. L'ammiravo tanto, ma in silenzio. Avrei voluto essere bella e sicura come lei.
Era la mia piccola eroina, ma nessuno lo sapeva.
Dorella amava un ragazzo, mi chiedeva di leggerle la mano, voleva sapere di lui. Io le parlavo di un momento difficile da affrontare, ma tutto, infine, sarebbe andato bene.
Lei ebbe una bambina da lui. Aveva solo 16 anni. Venne a scuola con la pancia e la mia ammirazione crebbe ancora. Era diventata più dolce, qualcosa stava cambiando in lei. Quando partorì la andai a salutare all'ospedale, le avevo regalato un libro di Leo Buscaglia:Vivere, amare, capirsi. Lei lo guardò appena, non era certo quello il momento per leggere. C'era una luce bianca di conchiglia in quella stanza. Lei e il suo ragazzo erano uniti in un abbraccio, come onde sulla spiaggia, quando è notte.



Ci fu un momento buio, Dorella cresceva la sua bambina, ma aveva paura di qualcosa... Forse lui si era allontanato. Dorella si mise a leggere il mio libro, se lo portava a scuola, mi ringraziò: era un libro semplice in fondo, insegnava a vivere istante per istante, non dando nulla per scontato. Vivere ogni ora come se fosse l'ultima. Lei ci provò. Non ci parlavamo molto, ma io so che ci volevamo bene. Un giorno un'insegnante l'attaccò. Io avrei voluto alzarmi e dire - Lasci stare Dorella - Non lo feci, rimasi zitta, seduta al mio posto, maledicendomi. Riuscii solo a guardare quella prof con disprezzo e impotenza. La viltà è amara.
La scuola finì, un'altra età si apriva davanti a noi. La rividi ancora una volta: era estate e lei era ancora più bella, non so perché, ma pensai alle rose. Pensai ai petali ancora chiusi, ai boccioli freschi, bianchi, sfumati di viola. Era il maggio della nostra vita, l'epoca d'oro in cui tutto poteva ancora accadere e maturare. Lei mi parlò in modo diverso, non ero più la sua compagna di scuola, ero qualcos'altro. Non avevo più paura di sostenere il suo sguardo, volevo diventare sua amica.



Non feci in tempo. Lei era finalmente felice. C'era lui, lui, il compagno di una vita e c'era la sua bambina. Nel cielo però c'erano troppe nuvole. Piovve per giorni, come una maledizione feroce.
Pioveva troppo. Il fiume straripò, la città si scoprì fragile, una piccola città di fango. Le mucche morirono travolte, c'erano carcasse nei campi. E lei se ne andò in un incidente, in quel 1994. Aveva 19 anni.

Al telegiornale locale parlarono brevemente di lei, la città era sconvolta dall'alluvione, ma la chiesa era piena di gente, di ragazzi smarriti. Io e le mie compagne ci guardavamo attonite, un inverno cupo era entrato in quella chiesa e nella nostra vita.
Dorella se ne andò troppo presto, ma lasciò un fiore prezioso e raro. La rosa più bella, perché seppe vivere sul serio e fino all'ultimo, ne sono certa.
Lei mi ha insegnato a vivere, anche se a volte lo dimentico e mi arrabbio per inezie. Lei ora è una rosa perfetta in un cielo senza nuvole.



http://www.youtube.com/watch?v=siOVluurLYQ

martedì 14 maggio 2013

invito a cena


 


I commensali se ne erano andati senza gustare le mie elaborate pietanze. Avevo condito la carne rossa con lacrime e foglie fresche di salvia. Ma non lo seppero mai. Vagai per le vaste stanze lustrate per l’occasione e il mio stomaco gorgogliava. Scovavo i ragni, rintanati negli angoli bui della casa, li osservavo e gli parlavo, raccontando loro frammenti di una mia vita inventata. I ragni avevano sottili zampe grigie e sembravano fiori magri. Ma stavano muti. E la loro tana era un velo soffice. Non avrei voluto distruggere le loro case.


 

domenica 12 maggio 2013

Salone Internazionale del libro di Torino - presentazione La memoria degli alberi


                                                    STAND RAI - PADIGLIONE 3

 
GIOVEDI’ 16 MAGGIO ORE 18

 RAI ERI  presenta

Il romanzo finalista della prima edizione del Premio Rai LA GIARA
per giovani autori

LA MEMORIA DEGLI ALBERI
di
 ALICE CORSI

 (il diario di un’esperienza estrema,tra perdita di sé e riscatto)
intervengono con l’autrice
 
Fiorenzo Alfieri, Francesco Devescovi, Antonella Parigi

 conducono
Paola Gaglianone e Alessandro Salas

 per informazioni : coordinamento premio La Giara 3397429204

 

giovedì 9 maggio 2013

Dopo la pioggia nell'erba alta




La scoperta a maggio di tutto ciò che non ho fatto,
la scoperta,
a maggio,
dei miei ricordi.
La scoperta, a maggio, del profumo della tua pelle bagnata di silenzio,
del glicine,
così violento nella sua bellezza.
Dopo la pioggia, di colpo, l'erba è un'immagine di nostalgia bruciante.
E in mezzo al prato c'è una bambina che mi guarda,
sono io.
Accecata dal sole, apre la sua piccola mano,
la guardo ancora e la riconosco,
è l'ombra che sempre mi accompagna.
Camminiamo io e lei,
nel deserto grigio della città.
Una donna stanca e la sua ombra bambina,
unite e invisibili.



domenica 5 maggio 2013

tutti giù nel pozzo



Erano gli anni 80 e noi bambini avevamo paura dei pozzi.
In una cavità stretta e profonda era rimasto incastrato un ragazzino come noi, i miei genitori non volevano che noi saltassimo sulla lamiera di ferro perché sotto c'era un buco con una misteriosa caldaia.
Quel luogo era proibito e attraente. Io e i miei cugini volevamo sollevarla ed entrarci.
Immaginavo cosa potesse contenere: c'era una scala che scendeva nel buio e poi? Un prato sotterraneo. L'erba non era verde, i colori erano opachi perché non c'era la luce. E gli alberi erano capovolti, le radici si protendevano verso l'alto alla disperata ricerca di ossigeno. Laggiù i bambini erano liberi, potevano saltare nei pozzi e andare fino in fondo al mondo, senza dover chiedere il permesso a nessuno. I bambini erano così liberi che erano pazzi e battevano i denti. Richiudevo la mia porta immaginaria. E ritornavo ai giocare con i miei cugini nella luce arancione di maggio.




mercoledì 1 maggio 2013

Radio2 Days

Parlo da sola, davanti alla finestra, la pioggia fuori mi ascolta annoiata. La pioggia accarezza i tetti, i lampioni, le foglie dei tigli, là fuori. Ed io racconto il mio vecchio sogno bambino, una favola antica come me, che mi porto dentro da tempo. E poi penso a quello che vorrei scrivere, ma non posso farlo.
La mia voce entra nell'aria ed esce dalla radio. Ma sono io quella? C'è un eco prigioniero in queste stanze?


http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-df41fadd-cd25-438a-b263-52468f29b2e5.html

dal minuto 34  mia piccola intervista a Radio 2 Days con Michele Cucuzza e Chiara Giallonardo. Subito dopo c'è Manuela Lunati con Giochi di mano, Rai Eri.
Puntata del 28 aprile 2013.