La stanza è senza mobili, ci sono solo io e il mio riflesso, tendente al verde. Vedo però, una scala.
La scendo perplessa, i gradini sono in pietra fredda, scivolosa. Dove sto andando?
Ecco la stanza al piano di sotto, simmetrica. Le pareti sono rami nudi, senza più foglie; scendo ancora più giù, prima o poi dovrà finire questo maledetto sogno.
Arrivo all'ultima stanza: è un'anticamera dai muri di legno con tre porte. Mi avvicino a quella centrale, la apro.
Il cuore accelera.
E' l'uscita.
Un coniglio enorme dal pelo bianco e gli occhi rosa mi osserva. Il bosco è la sua tana.
- Sei arrivata tardi - mi dice. La sua voce la conosco, è da uomo e proviene dal mio passato remoto.
- Non puoi fare più nulla per lei - indica una bambina che mi osserva.
Sono io tanti anni fa.
Vorrei abbracciarla, ma lei non mi conosce, non lo permetterebbe.
- Signora? - mormora - ho paura di lui - certo, ha paura del coniglio.
Non aspetto più, non voglio aspettare più: la prendo in braccio e fuggo via con lei, tra i rami e le spine del bosco. Corro, corro. Non mi fermerò. Non mi fermerò fino al mattino.
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