mercoledì 30 ottobre 2013

il mondo incantato di una bambina distratta


Quando ero piccola costruivo bambole di carta, castelli improbabili retti da esili pilastri altissimi e fragili. Sulle nuvole vivevano i personaggi del mio mondo fantastico. Gli adulti non potevano salire fin lassù, c'era una strada dorata scivolosa, sarebbero inciampati e, infine, avrebbero abbandonato l'impresa tornando indietro.




Nel mio mondo i ragazzini erano liberi e forti, lottavano contro cattivi spietati e cocciuti, ma alla fine li avrebbero sconfitti, perché i bambini hanno bisogno di credere alle favole.

Non c'era pace nelle mie storie, l'amore era spesso drammaticamente negato, eppure sempre cercato, unico fine nel mio universo.
Gli spazi immaginati si estendevano, la mia stanza era senza pareti, là fuori c'era il bosco sussurrante, la notte delle comete o il deserto dalla sabbia rossa.

Entravo nei palazzi di carta, i pavimenti scricchiolavano, sapevo che dovevo fare attenzione, tutto avrebbe potuto sbriciolarsi. Sguainavo la mia spada di vetro, i timori  potevano attendere, quello era il momento del gioco e del coraggio.

E poi guardavo mia sorella, unica complice del mio inganno, i suoi occhi brillavano di gioia per l'avventura che si apriva davanti a noi. Noi e il mondo invisibile delle storie. Non avevamo più paura degli uomini-drago.



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